Quei giganti che aprono la strada della sostenibilità

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Quei giganti che aprono la strada della sostenibilità

Nel 2015, i centri dati del mondo hanno utilizzato 416,2 ore terawatt di elettricità, più dei consumi dell’intera Gran Bretagna.

Le grandi imprese tecnologiche sono anche tra i più grandi consumatori di energia del mondo. Ma spesso sono anche i leader quando si parla di sostenibilità. L’impegno a livello di singole imprese vede questi gruppi tecnologici in prima linea sul fronte della transizione energetica.

Qualche esempio: Google è il più grande acquirente al mondo di energia rinnovabile e punta ad arrivare al 100% di consumi energetici rinnovabili già nel 2017. Apple è impegnata a far ridurre gli sprechi ai propri fornitori e ha creato una società ad hoc, Apple Energy, per gestire le attività nelle rinnovabili. Ma ci sono anche esempi di iniziative collettive. Come RE100, che ha messo insieme imprese impegnate alla conversione totale al rinnovabile, e che tra gli aderenti conta nomi come Amazon, Apple, BT, Facebook, Google, LinkedIn, Microsoft, Salesforce e SAP. O come la REBA, che sta per Renewable Energy Buyers Alliance ed è impegnata a spingere la domanda di rinnovabili aiutando i fornitori ad andare incontro alla richiesta di energia pulita. Ne fanno parte tra gli altri anche qui i grandi nomi, come Google, Microsoft, Facebook, LinkedIn, eBay e Amazon.

Lo scorso anno i quattro giganti high tech, Apple, Amazon, Google e Microsoft, hanno sottoscritto un accordo legalmente vincolante a supporto dell’energia pulita e per la riduzione di emissioni da parte del settore. La Breakthrough Energy Coalition di Bill Gates ha impegnato oltre 1 miliardo di dollari nella transizione all’energia pulita. Nel 2015, tutti i centri dati del mondo hanno consumato 416,2 ore terawatt di elettricità, più dei consumi dell’intera Gran Bretagna (pari a 300 ore terawatt).

Secondo uno studio giapponese agli attuali tassi di crescita nel 2030 i centri dati del paese consumeranno tutta l’elettricità disponibile sul mercato. Imprese che vivono sui dati, come Salesforce e DC/collocation, o provider come Equinix, si sono impegnate a ridurre i consumi e utilizzare le rinnovabili. Un’altra strategia adottata dai centri dati consiste nella rilocalizzazione. Ad esempio, Facebook afferma che la sua facility da 300 x 100 metri di Lulea, in Svezia, utilizza l’aria esterna per il raffreddamento, e rappresenta l’edificio più efficiente dal punto di vista energetico mai costruito.

Una lezione che può essere appresa anche  da altre industrie.

Altre industrie hanno culture e processi totalmente diversi, ma hanno certamente molto da imparare dall’approccio adottato dal settore high tech di fronte alla sfida energetica. Alcune best practices potrebbero essere adottate diffusamente: terminali e sistemi interconnessi e processi di monitoraggio per aumentare l’efficienza, auto-generazione di energia, gestione delle reti e riutilizzo dei materiali, approccio dove possibile del tipo biometrico ‘cradle to cradle’. 

Adobe, ad esempio, riduce gli sprechi grazie a una combinazione di innovazione di prodotto, riciclaggio e misure operative. Anche il cambiamento di atteggiamento nei confronti della sostenibilità può aprire nuovi sviluppi.

Imprese come Philips fanno leva sull’impegno per la sostenibilità per migliorare l’immagine del brand e il vantaggio competitivo. Chiaramente la cultura high tech è sostenibile quasi per definizione, e ne diffonde i valori tra partner e fornitori. È anche il risultato della presenza di un numero relativamente alto di Millennial, un gruppo anagrafico che tende a focalizzarsi molto sulla sostenibilità, secondo recenti ricerche condotte da Nielsen. E le aziende che vogliono attrarre dipendenti e clienti di questa fascia d’età devono tenerne conto.

Il CSE, Centre for Sustainability and Excellence, nel suo report ‘Sustainability Trends in Silicon Valley’ giunge a un’ importante conclusione: per fare progressi concreti, la sostenibilità richiede un “livello-c” di attenzione, con professionisti dedicati al commando. Un livello di attenzione necessario per aprire nuovi atteggiamenti mentali e far sì che nuovi modelli di lavoro siano pienamente adottati. Per vedere se funziona, basterà guardare al settore high tech.