Nel corso del 2015 il tasso di crescita dell’economia mondiale è risultato in diminuzione rispetto al 2014, principalmente a causa del rallentamento della crescita nelle economie emergenti, parzialmente compensato dal graduale recupero dell’Eurozona e dalla stabilizzazione della crescita negli Stati Uniti.
L’indebolimento dei Paesi emergenti è principalmente riconducibile alle problematiche geopolitiche in Russia e alla brusca frenata dell’economia brasiliana, alle prese con inflazione elevata, crollo della moneta locale e calo degli investimenti.
I crescenti segnali di rallentamento dell’attività economica in Cina, uniti a una forte svalutazione della moneta locale, hanno spinto il governo a mettere in campo importanti misure di stimolo, ma ciò non ha impedito di registrare il peggior risultato in termini di crescita del PIL degli ultimi 25 anni.
Gli Stati Uniti hanno mantenuto un tasso di crescita solido nel corso del 2015, grazie al costante aumento dell’occupazione e alla riduzione dei prezzi dell’energia, che hanno contribuito a sostenere i consumi interni, mentre le esportazioni hanno subito l’impatto del rafforzamento del dollaro.
In Europa, la ripresa economica ha beneficiato delle misure introdotte dalla Banca Centrale Europea a inizio anno, soprattutto nelle aree che avevano sofferto nel corso del 2014 (Italia, Spagna, Portogallo), insieme alla svalutazione dell’euro rispetto al dollaro e alla riduzione del costo dell’energia. Ciononostante, la crescente incertezza legata al timore di una possibile uscita della Grecia dall’Eurozona ha gradualmente ridimensionato le prospettive di crescita nel corso dell’anno.
Nel corso del 2015 il tasso di crescita dell’economia mondiale è risultato in diminuzione rispetto al 2014, principalmente a causa del rallentamento della crescita nelle economie emergenti, parzialmente compensato dal graduale recupero dell’Eurozona e dalla stabilizzazione della crescita negli Stati Uniti.
L’indebolimento dei Paesi emergenti è principalmente riconducibile alle problematiche geopolitiche in Russia e alla brusca frenata dell’economia brasiliana, alle prese con inflazione elevata, crollo della moneta locale e calo degli investimenti.
I crescenti segnali di rallentamento dell’attività economica in Cina, uniti a una forte svalutazione della moneta locale, hanno spinto il governo a mettere in campo importanti misure di stimolo, ma ciò non ha impedito di registrare il peggior risultato in termini di crescita del PIL degli ultimi 25 anni.
Gli Stati Uniti hanno mantenuto un tasso di crescita solido nel corso del 2015, grazie al costante aumento dell’occupazione e alla riduzione dei prezzi dell’energia, che hanno contribuito a sostenere i consumi interni, mentre le esportazioni hanno subito l’impatto del rafforzamento del dollaro.
In Europa, la ripresa economica ha beneficiato delle misure introdotte dalla Banca Centrale Europea a inizio anno, soprattutto nelle aree che avevano sofferto nel corso del 2014 (Italia, Spagna, Portogallo), insieme alla svalutazione dell’euro rispetto al dollaro e alla riduzione del costo dell’energia. Ciononostante, la crescente incertezza legata al timore di una possibile uscita della Grecia dall’Eurozona ha gradualmente ridimensionato le prospettive di crescita nel corso dell’anno.